mercoledì 15 dicembre 2021

Presentazione del volume "Il rovescio della medaglia" di Francesca Failla.

 


Tutto avviene per caso: una donna visita una mostra di M.C. Escher e, ammirando le sue numerose opere, viene attratta in particolare da una, La casa nella lava, litografia in cui riconosce l’antica dimora dei nonni materni. Da quell’inaspettata coincidenza nasce la produzione di un cortometraggio che, successivamente, si concretizza in un libro la cui narrazione fa affiorare un passato doloroso che l’autrice protagonista decide di attraversare: Il rovescio della medaglia, romanzo autobiografico e di costume. Il racconto, arricchito da foto storiche e dalle poesie in dialetto siciliano scritte dall’autrice in alcuni momenti particolari della sua vita, si conclude con le riflessioni e i bilanci affettivi della protagonista. L’alternanza dell’uso della prima e della terza persona per riferirsi a se stessa risponde a una scelta ben precisa dell’autrice che asseconda le proprie sensazioni in base al personale coinvolgimento o distacco in alcuni episodi del suo racconto.











giovedì 2 dicembre 2021

Salvatore Coco, emigrato mascalese in Argentina sul sito "I diari raccontano".

 

    

La partenza, i viaggi, il ritorno, i successi, la nostalgia, l'amore, il lavoro, le guerre...

nelle storie di centinaia di italiani che hanno lasciato il nostro Paese e attraversato il mondo, dall’Ottocento a oggi. Tratte dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano.







Mascali (Messina), Italia, 1911

Aveva partuto per fare due anni, ma una nuova legge redusse il tempo militare, e così primo di compire l’hanno mi concedai. Giunto al paese, incontrai all’amico Romeo, che anche lui si aveva concedato, e dopo poche giorni partì per l’America a trovare alla sua famiglia. lo avendomi già abituato alla vita della città, ho risolto di andarmene nelle Guardie di Publica Sicurezza, ma mi fu respinta la domanda […].

Mentretanto il mio amico Romeo mi consigliava di andarmine in’America; mentre che io mai aveva pensato nell’America, per non allontanarme definetivamente del mio paese; Ma infini mi decisi a partire per Buenos Aires. La partenza fu impressionante; Comprendeva esattamente che mi esponeva a una nuova vita, e chi sà per quante anni doveva abbandonare la mia famiglia, e il mio amato paesello ?… Il giorno 17 di Marzo dell’hanno 1911- di buon mattino ho abbandonata la mia casa paterna, forse per non rivederla mai più. Tutti della mia famiglia piangevano, specialmente quella poveretta di mia zia Luicia, che tanto mi amava, e forse il suo presentimento gli annunziava, che sarebbe l’ultima spartenza. Di lontano gli infici l’ultimo Addio, e mi diressi verso la Stazione accompagnato dei miei parenti, e di varie amici. Insieme a me, venivano pure a Buenos Aires il seg. Carmelo Marano, e sua sposa, la segnora Concetta Arena, con i loro figli, che andava a incontrare a suo sposo Santo Cari, e gli amici Andrea Livieri, e Leonardo Golisano. Giunti a Catania, ci siamo imbarcati sul vapore postale «Città di Palermo». Abbiamo abbandonato il porto di Catania, ammirandi il bel panorama della città, e della nostra montagna seminata di paese, e città. Di nuovo apparve alla mia vista il panorama del mio paese di Mascali, che visto del mare mi sembrò una grande città. Il vapore fermò circa due hore a Riposto, e dopo riprese la marcia allontanandome definetivamente del mio suolo nativo. Ancora in lontananza si osservava la superba cubola della madre chiesa con la bella facciata di pietra bianca, e l’antica Torre. Ma passato il capo di S. Alessio, sparì per completo, presendandosi alla vista nuove panorama della bella spiaggia di Messina, e delle grande montagne della catena delle Madonie. A Messina, abbiamo fatto scala, e si sono imbarcati altri emigrande per New lorchi, fra i quali l’amico mio Leonardo Macheraci. Ripreso il viaggio verso Napoli, abbiamo atraversato il stretto, tralasciando le Isole di Pantelleria l’una dopo l’altra, osservandose ancora in lontananza la Sicilia, e la cima del Vulcano Etna, che col suo enorme pennacchio di fumo bianco che si eleva al cielo sempra di dare l’ultimo addio a coloro che si allontanano della bella Sicilia.


Buenos Aires, Argentina, 1911

Salvatore lascia l’Italia nel 1911, dopo un commovente commiato con il fratello. Attraversato l’oceano, giunge al cospetto della baia di Buenos Aires nel giorno del Sabato Santo, il 15 aprile di quell’anno.

A Napoli, ci aspettava mio fratello Angelo, che aveva venuto apposta da Viterbo per salutarmi. Abbiamo passato insiemi l’indimenticabile giorno del Patriarca S. Giuseppe; mi comprò un soprabito, una bella chitarra, e tutto ciò che mi occorreva per il viaggio; oltre di avermi anticipato il denaro per il passaggio. La spartenza fu commovente, mi accompagnò abordo, e abbandonò il Piroscafo all’ultimo momento; quando il vapore lasciava il porto ci siamo dato l’ultimo addio sventolando i fazzoletti, e quando lo perdi di vista un’orribile abbattimento si appoderò di me, rifressionando sull’affetto di mio fratello, che nella nostra vita ci siamo viste poche volte sempre di occasione. Il viaggio di Napoli a Genova, l’abbiamo fatto in pessima condizione sul piroscafo «Stella Polare». Giunto a Genova, sono andato a trovare al mio caro amico Alessandro Raffin, Sergente del 92° Reggimento di Fanteria, passando il pomeriggio insiemi ricordandoci della nostra vendura a Genova da tre anni prima, e tanti bei ricordi della nostra vita passata nel nostro paesello. Verso sera abbiamo abbandonato il porto di Genova, imbarcati sul vecchio vapore «Minos» dell’antica Compagnia Ligure Brasiliana.

Era l’ultimo viaggio che il Minos faceva a Sud America; vi era molta comodità per la 3° classe, e si mangiava discretamente. Il viaggio fino a Gilbiterra fu splendido, ma passato il stretto abbiamo incontrato il mare aggitato per due giorni consecutive. Per molte giorni non abbiamo visto più terra fino alla costa Brasilegna. Abbiamo toccato il porto di Santos, entrando per un pittoresco canale. Dopo ventequattro giorni di viaggio apparve alla nostra vista la grande città di Buenos Aires. Ma siamo rimasti due giorni alla rada, sbarcando il Sabato Santo, il giorno 15 di Aprile del 1911.

Al porto doveva incontrare ai miei amici Romeo, Marino, e Antonio Cappa; ma per la confusione di avere rimasto i due giorni a bordo si sono desorientate. Allora una famiglia di Siciliani della Provincia di Siracusa, che abbiamo presa relazione abordo; mi condussero con loro; ma io stava preoccopato per incontrare all’amico Romeo, e siccome teneva la sua direzione sono andato a trovarlo, mentre con l’amico Isidoro Marino, si preparavano per andare al porto in cerca di me. Quella sera abbiamo trovati a tutti gli amici, e paesani di costì, tanto che mi semprò di trovarme di nuovo al mio paese._

Dopo due giorni per mezzo dell’amico Domenico Nicolosi, di Carrabba, ho incontrato lavoro in una fabrica di calzolaria, dove lavorai per circa sei mesi; Ma siccome l’amico mio Antonino Foresta, lavorava nei Tramvai, mi consigliò di lavorare anche io di Tramvieri, e sono andato da Fattorino. Lavorava sempre con l’intusiasmo di ritornare presto all’italia. Per un giovane scapolo la lontananza della sua famiglia, e un grande sagrifizio. Occupammo una stanzetta di legname molto cara, e mala costruita , insieme all’amico Isidoro Marino, e Nicolosi. Dovevamo farne da mangiare noi, e tutta la polizia personale.


Buenos Aires, Argentina, 1916

Nel 1914 scoppia la Prima guerra mondiale, l’Europa viene travolta e Salvatore prende la decisione di non rispondere alla chiamata del Regio esercito italiano. A rafforzare la sua scelta di rimanere in Sud America giunge la decisione di sposarsi con una ragazza di origine siciliana, Concetta, con la quale Salvatore concepirà cinque bambini.

Dopo qualche hanno ho abitato da solo, e mangiavo da una casa particolare, così la vita era più comoda, ma con tutto ciò desiderava ardentamente di ritornare presto al mio paese, onde sposarne, e poi se fosse possibole anche di ritornare. In Agosto dell’hanno 1914 penzava di fare un’improvisata alla mia famiglia; Ma mentre faceva il tramite dell’imbarco scoppiò la tremente guerra Europea. Dopo pochi mesi che stava in America, l’Italia dichiarò la guerra alla Turchia, che fenè con l’occopazione della Tripolitania, e della Cirinaica, per parte D’Italia. Finita la guerra di Tripoli, il mondo passò un periodo di tranquillità; da per tutto vi era sufficiente lavoro, e regnava una allegria uneversale. Credo che l’hanno 1912-1913 e parte del 1914 fu la epoca più armoniosa e pacifica del secolo XX. Ma alla fine del mese di Giugno 1914 un crimen politico ha messo il mondo in scompiglio. Nella città di Serajeo in Serbia, fu assassinato il Principe Francesco Ferdinando eredi dell’Impero Austriaco, e sua sposa Sofia. Austria impuso a Servia di dargli sodispazione fra ventequattro hore; Ma siccome a Serbia gli fu impossibole scoprire il complotto, Austria pretenziosamente le dichiarò la guerra a Serbia. Russia che stava allegata con Serbia prese le armi contra Austria, e Alemania che era allegata con l’Austria, si ha messo in sua difesa. Francia, e Inquilterra, difesero a Russia e Serbia; Cosi’ che si formò rapidamente una orribile confregazione Europea. Italia con tutto che era allegata con Austria e Alemania, rimase neutrale; Ma poi il popolo Italiano proclamò la guerra contra gl’Imperi Centrali, per liberare le due Provincie, Trento e Trieste. Cosichè il giorno 24 di Maggio del 1915-anche l’Italia entrava in guerra. Dopo pochi mesi furono chiamati sotto le armi mio fratello Giuseppe, e mio cognato Michele, rimanendo nella mia famiglia solamente le donne. Io risolvetti di rimanere qui, e siccome la guerra continovava, ho deciso si sposarmi; Però era desideroso di incontrare qualche ragazza Siciliana, onde comprenderci in tutto, e conservare il mio desiderio di ritornare in Sicilia. Dopo di aver fatte varie indagini, conobbe casualmente alla famiglia di don Pasquale Parisi, da poco tempo venute del paese di Macchia, che dista a circa tre chilometri del mio paese. Oh chieste informazione alla mia Famiglia, specialmente a mia cognata Aghita, che era di Macchia, e conosceva personalmente a questa famiglia. Avendone avute buone informazioni, ho chiesta la mano di sua figlia maggiore di nome Concetta Parisi, e dopo un’anno il giorno 4 di Novembre del 1916 ci siamo sposati. Nel mio sponzalizio parteciparono varii paesani; Ma mi rincrebbe che non vi era nessuno della mia famiglia; Però ebbe la conzolazione che mentre estavamo tutti attorno alla menza, si presentò un fattorino postale con le felicitazioni della mia famiglia. Dopo circa i 9 mesi naque un bel bambino, che gli ho posto nome Carmelo come mio padre; Dopo un altro che si chiama Sebastiano come mio zio; E poi tre bambine; Leonarda come mia madre, Sara il nome di mia suocera, e Angelina, come mio fratello Angelo.

 


Buenos Aires, Argentina, 1928

Dopo più di quindici anni trascorsi in Argentina, Salvatore Coco inizia a progettare un viaggio di ritorno, in compagnia del suo primogenito, per rivedere i luoghi in cui è cresciuto e fare una sorpresa alla sua famiglia d’origine.

A forza di sagrifizio ho potuto farmi la mia casa propria, nel paesello di Berna Leste, a pochi passi di Buenos Aires in una bella strada (Avenida Dardo Rocha) che traversa il centro della città di Avellaneda, e conduce alla Capitale. I miei figli, Carmelo e Sebastiano, si educano in un Seminario di Don Bosco; E non tralascerò d’insegnarle l’Italiano, e in famiglia si parla in dialetto Siciliano. L’unico mio desiderio è stato sempre quello di fare una passeggiata all’Italia; Rivedere l’incantevole Sicilia, giardino d’Italia, e visitare il mio bel paesello, per abbracciare alla vecchiarella di mia madre, e tutti della mia cara famiglia, che ho sognato continuvamente di incontrarmi fra loro. Ultimamente i miei fratelli mi scrivono che il nostro piccolo paese si ha trasformato in’una moderna cittadina. Vi sono delle belle palazzini moderni, si reformò la piazza del D’uomo, e si eregio un monumento in’omaggio ai caduti in guerra nella piazzetta degl’Angeli. Tutto ciò aumentato sempre il mio entusiasmo di rivederlo. L’hanno 1928- mi aveva proposto di fare un’improvisata alla mia famiglia; Voleva domandare sei mesi di licenza alla compagnia dove lavoro, e andare in’Italia con mio figlio Carmelo. Pensava partire di qui, verso il mese di Luglio, per passare lì il mese di Agosto, Settembre, Ottobre, e parte di Novembre, fino alla bella festa di S. Leonardo. Però per temore di incontrare qualche ostacolo per il mio ritorno in’ America, per certe leggi esistenti in’Italia per gli emigranti, ho desestito del mio proposito, con la speranza di megliore occasione. Mi passano delle hore interi fantasticando su di un mio prossimo viaggio in’Italia, l’improvisata che dovrei fare alla mia famiglia, e l’incontro dei vecchi amici… Vorrei rivedere tutti quei paesi che conosco, e fare delle lunghe passeggiate con mio fratello Angelo, in quei luochi che ho passata la mia dolce infanzia, e la sorridente gioventù.


Buenos Aires, Argentina, 1928

Nell’autunno del 1928, Salvatore Coco dall’Argentina apprende attraverso i giornali e il passaparola degli emigrati siciliani, che il suo paese d’origine, Mascali, è stato cancellato da un’eruzione vulcanica dell’Etna. La lava fuoriuscita dai crateri del vulcano ha raso al suolo e inglobato il centro abitato.

Ma il giorno 3 di Novembre dell’hanno 1928 mi sono alzato di buon mattino per concorrere al mio lavoro cotidiano._Era una bella giornata di Primavera, e stavo di buon umore; Nel trascorso del viaggio della mia casa alla stazione dei Tramvai, ho riletta una lettera di mio fratello Angelo, in cui mi dava tanti belle notizie. Ripreso il lavoro con l’animo tranquillo, e ricordandomi che in quei giorni al mio paese si svolgeva la bella festa del Patrono S. Leonardo; cantava soldamente dei canzonettini che si cantano nei giorni delle novene, che ancora ricordo qualche frase «Evviva Leonardo Infiammato d’amore, L’ardente suo cuore Di fuoco avvampò». All’improviso monta sul Tramvai, un ragazzo venditore di giornali, e osservai scritto a lettere grande; L’Etna in eruzione!  Gli strappai un giornale delle mani, e ho letto che si aveva aperto un gran cratere presso i Fornazzi, e la lava avanzava rapitamente verso S. Alfio. Tale notizia mi impressionò, considerando che era un gran pericolo, per il paese di S. Alfio, S. Giovanni, Macchia, e la città di Giarre, e Riposto. I Giornali vespertini annunziavano che la corrente lavica aveva già distrutto il famoso castagno dei cento cavalli, e raggiunto i primi case di S. Alfio. Ma fortunatamente il giorno dopo ebbi la conzolante notizia, che miracolosamente la lava si aveva fermata, e tutto il pericolo era scomparso; Di nuovo mi tranquillezai, e ho creduto a un miracolo di S. Alfio, Patrono del stesso paese. Però all’indomane una nuova notizia mi fece aghiacciare il sangue nelle vene: Nuove cretari si avevano aperte sulle Ripe, e la lava avanzava rapitamente a una velocità di 500 metri per hora; Invase la località di Pietrafucile, e avanzava in direzione di Mascali, il mio amato paese…. La mia sorpresa fu enorme; Comprese l’imminente pericolo che minacciava al paese, e immagginava il panico che doveva provocare fra gli abitanti. I giornale della sera davano notizie più allarmanti, la lava aveva preso il corso del vallone Pietrafucile, e stava per raggiungere il ponte di ferro sulla ferrovia della Circum Etnea, e un altro braccio avanzava verso Nunziata. Gli abitanti atterriti scappavano in tutti direzioni elevando preghiere a Iddio , e ai Santi. In Mascali si svolgeva la tradizionale fiera della festa di S. Leonardo, e vi si trovavano molti forestieri, che dovettero retirarse precipitosamente. Le notizie che si succedevano erano all’armatissimi, annunziando che era necessario di evacuvare anche le città di Giarre, Riposto, e Fiume freddo. Temevo per la sorte della mia famiglia, specialmente per quella poveretta di mia madre che all’età di circa 90 anni doveva presenziare tale sciagura, e abbandonare la casa paterna, che gli aveva costato tanto sagrifizio. Intanto la corrente lavica, avanzava spietatamente distruggendo grande castagneti, vigneti, e giardini di limoni. Nel pomeriggio del giorno 6 un’apparato radiotelefonico annunziava al pubblico che la lava aveva distrutto il ponte della Circum-Etnea, e aveva invaso il Vallonazzo. La morte di Mascali, era già inevitabile, e solamente un miracolo del Patrono S. Leonardo poteva salvare il paese, il giorno della sua festa. Tutta la notte non ho dormito, ci intervistevamo fra i paesani, tutti afflitti, ma con la speranza che la lava si avrebbe fermata nel vallonazzo, dove il vallone formava una grande spianata. Ma all’indomane un’orribile notizia annunziava che la notte del giorno 6 di Novembre, il proprio giorno della festa del Patrono S. Leonardo, la lava aveva investito il paese, e in poche hore rimase sepolto. Non’ebbe l’animo di leggere la notizia… e piansi come mai avevo pianto!



martedì 9 novembre 2021

Mascali, presentazione del “2° Quaderno di studi”, Città di Mascali, domenica 31 ottobre 2021.







La Sicilia 02 Novembre 2021







Presentato il quaderno di studi n.2 sulle origini e la storia di Mascali, ex contea delle sette torri

2 Novembre 2021 di Mario Pafumi

 MASCALI – Su iniziativa dell’Associazione culturale Mascali 1928, presieduta dall’infaticabile professor Leonardo Vaccaro studioso si storia patria, mei giorni scorsi nella Chiesa Madre di Mascali, alla presenza del sindaco Luigi Messina, dell’arciprete parroco, don Rosario Di Bella, di assessori e consiglieri, ma soprattutto di un folto e competente pubblico, è stato presentato il volume “Città di Mascali – Quaderno di studi n.2”.

 Sono intervenuti tutti gli autori degli otto articoli che compongono la pregevole pubblicazione, ad eccezione di Concetto Stagnitta della Confraternita San Leonardo Abate e Jacques Plainamaison, ordinario di Letteratura francese nell’Università di Lomoges ed Avignone e specialista di Letteratura del XVIII secolo e storia del Limosino, nonché presidente emerito della Federaziobe delle Confraternite del Limosino. Dopo i saluti del sindaco Messina e del parroco Don Di Bella, arciprete parroco di Mascali, di Veronica Musumeci, assessore alla cultura del Comune, e di Adele Finocchiaro, tra le fondatrici dell’Associazione culturale “Mascali 1928, ad prime gli interventi è stato, Antonio Alibrandi, docente ordinario dei Licei e cultore di Storia Moderna nell’Università degli studi di Catania, che ha sviscerato la storia di Mascali nel periodo dal XVI secolo alla prima metà del XVIII, con riferimento al “Cristiano ordine”.

 Fantasiosa è sembrata a diversi astanti la sua versione del toponimo “Giarre” da lui considerato derivante da presunte argille che sarebbero state presenti nel territorio in cui sorge la “città crocevja”. Pina Andò, già docente di materie letterarie nei licei, ha presentato la figura di Leonardo Grassi Nicotra, sindaco di Masca dal 1896 al 1922, una figura carismatica, che contribuì con le sue idee e la sua azione politica alla rinascita della città ex “Contea delle sette torri”.

 Nino Amante, giornalista professionista, per lunghi anni volto e voce della RAITRE regionale, ha focalizzato l’attenzione sui sei secoli di storia del Bosco di Santa Venera, una storia che ha ricostruito attraverso la studio documentale negli archivi delle Diocesi di Acireale e di Catania riuscendo a ricostruire il passaggio dall’antichissimo priorato di origine normanna all’enfiteusi, per giungere al passaggio alla Diocesi di Acireale, un passaggio che, come ha detto Amante “segna la fine di un’epoca per certi versi romantica”. Molto interessante l’intervento dell’archeologo Mario Indelicato, assegnista di ricerca nell’Istituto del patrimonio culturale del CNR, PhD student in Scienze del patrimonio culturale nell’Università di Catania, che sta conducendo uno studio sperimentale archeologico, ancora in itinere sul vino “mascalese” di Columella. Uno studio che lo sta portando ad approfondire le preziosissime presenze archeologiche nel territorio mascalese e alla realizzazione di un “vino romano”, quale frutto di di un’agronoonia dell’antichità.

 La piantumazione di piccolo vigneto “romano” sperimentale, utilizzando le indicazioni delle antiche fonti agronomiche, utilizzando esclusivamente strumenti e tecniche manuali coerenti con il periodo è stata un’esperienza importante, considerato che il celebre vitigno da cui si trae il “nerello mascalese” è stato addomesticato proprio in questo territorio. Simpatico ed interessante anche l’intervento di Monsignor Giovanni Mammino, vicario generale della Diocesi di Acireale, docente di Storia della Chiesa nello Studio teologico San Paolo di Catania e direttore dell’archivio storico e del Museo diocesano di Acireale.Monsignor Mammino ha rivelato alcune scoperte inedite relative ad un progetto di costruzione della nuova chieda di Mascali, antecedente all’eruzione vulcanica dell’Etna che il 7 novembre del 1928 distrusse completamente l’antica città di Mascali, poi ricostruita in tempo di record dal governo Mussolini.

 Leonardo Vaccaro, autore dell’articolo “Ricerche d’archivio per la storia della ‘Venerabile Insigne Matrice Collegiata di questa città di Mascali – Il manoscritto delle rendite dell’anno 1756 ed il Libro di introito ed esito degli anni 1756-1826”, prima dell’intervento conclusivo del preside Girolamo Barletta, studioso e già rettore della Società giarrese di storia patria e cultura, ha spiegato le motivazioni che hanno spinto il Comitato a realizzare questa nuova sfida editoriale ed augurandosi di poter presto pubblicare anche il terzo Quaderno, ha invitato tutti gli studiosi presenti a farsi avanti.

  


Mascali, presentazione del “2° Quaderno di studi”, Città di Mascali

Nella chiesa madre San Leonardo Abate di Mascali l’associazione culturale Mascali 1928, presieduta da Leonardo Vaccaro, ha presentato “Il  2° Quaderno di studi”, Città di Mascali.

Tra i numerosi ed attenti presenti, anche  il sindaco di Mascali Luigi Messina, l’assessore Veronica Musumeci, il presidente del consiglio Paolo Virzì, le consigliere comunali Adele Finocchiaro e Ilaria Barbarino e il preside Girolamo Barletta.

L’associazione culturale Mascali 1928, con la pubblicazione di questo libro, prosegue l’attività di ricerca e divulgazione della storia e della cultura del territorio di Mascali. Dalla pubblicazione del  1° Quaderno di studi, avvenuta nel 2012,  l’associazione ha promosso, direttamente e in collaborazione con altri Enti ed associazioni, la pubblicazione di alcune opere fondamentali volte al recupero della memoria della nostra comunità.

 Si ricorderà  il volume di Sergio Intorre “Il tesoro di San Leonardo” nella chiesa Madre di Mascali  del 2008 e gli atti dei convegni organizzati in occasione del 90 esimo anniversario della eruzione del 1928 che seppellì l’Antica Mascali.

 “Questo nuovo quaderno – dice Vaccaro – è il frutto di approfondite ricerche condotte sulla precedente produzione storiografica e negli archivi storici, civili ed ecclesiastici di Mascali, Acireale e Catania, che consentono di approfondire la conoscenza di istituzioni e personaggi che si sono sviluppate o sono vissuti nel territorio della Contea di Mascali.

 Tra gli illustri relatori il prof. Antonino Alibrandi, docente ordinario nei Licei, cultore di Storia Moderna nell’Università degli studi di Catania che ha riproposto la sua tesi sulla “vexata quaestio”, cioè il passaggio del territorio mascalese da quella che viene chiamata storicamente Baronia a quella che fu chiamata a suo tempo e fino ad oggi Contea di Mascali, fino a trattare i temi del banditismo e dell’Inquisizione, abbracciando così due secoli di storia, dal 1524 al 1974.

 Il giornalista Nino Amante ha affrontato l’interessante argomento sull’origine del Priorato di Santa Venera, dell’enfiteusi e del bosco di Santa Venera.

Nel terzo articolo del Quaderno di Studi la prof. Pina Andò ha tracciato la figura di Leonardo Grassi Nicotra, già sindaco di Mascali, prima dell’eruzione del 1928: sindaco progressista, ma comunque borghese, che volle la promozione umana delle classi popolari del suo paese.

 “Leonardo Grassi Nicotra fu un sindaco – scrive la prof.essa Andò – che quando l’Italia cadde nelle mani di Mussolini, seppe rifiutare di interpretare un ruolo trasformista nella sua veste di Podestà rimanendo orgogliosamente coerente agli ideali democratici che lo avevano ispirato per lunghi anni accettando con dignità di essere messo in disparte”. Nel 1923 la sindacatura di Leonardo Grassi Nicotra a Mascali finì. Cinque anni dopo, la colata lavica del 6 novembre del 1928, inghiottì Mascali.

 Mario Indelicato, assegnista di ricerca presso l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR, PhD Studente in Scienze del Patrimonio Culturale presso L’Università di Catania , nel quarto articolo del volume, ha esposto i risultati di uno studio di archeologia sperimentale sulla viticoltura e sulla enologia romane, condotto sulle colline di Nunziata.

 Giovanni Mammino, Vicario Generale della Diocesi di Acireale, ha posto l’attenzione sui progetti e sulle vicende che portarono alla costruzione della nuova chiesa Madre di Mascali, dopo l’eruzione del 1928.

 Hanno apportato un grande contributo alla realizzazione del libro anche gli articoli dell’avv. Concetto Stagnitta e del prof. Jacques Planemaison, già ordinario di Letteratura Francese presso le Università di Limonges ed Avignone, che nel libro hanno affrontano il tema delle Ostensioni, cioè l’esposizione alla venerazione delle reliquie di San Leonardo.

 Dal 2 al 7 febbraio del 2015, le reliquie del teschio di San Leonardo hanno raggiunto la Sicilia e sono state esposte alla venerazione dei fedeli nella chiesa Madre di Mascali.Per la prima volta nella storia plurisecolare della Regia Contea di Mascali, il corpo di San Leonardo, ha lasciato la Francia per incontrare i devoti provenienti da tutta la Sicilia ed in particolare delle città che lo hanno eletto celeste patrono : Enna, Partinico, Serradifalco, Mongiuffi Melia, Montallegro, Capizzi.Le Ostensioni, con cadenza settennale, si celebrano in 12 cittadine del Limosino in onore dei rispettivi santi patroni.

 Leonardo Vaccaro, con una approfondita ricerca d’Archivio per la storia della Venerabile Insigne Matrice Collegiata della Città di Mascali, del manoscritto delle Rendite e il libro di Introito ed Esito, ha concluso il quaderno.

 “Ringrazio il Comune di Mascali e l’Arcipretura Parrocchiale di San Leonardo Abate e padre Rosario Di Bella – dice Vaccaro – per avere concesso il patrocinio dell’opera, e per avere consentito la consultazione dei rispettivi Archivi Storici, la Confraternita di San Leonardo di Mascali per avere promosso le relazioni di amicizia con la città francese di Saint Léonard de Noblat. Rivolgo un particolare ringraziamento a tutti gli autori degli articoli che, in un periodo così complesso per la nostra società, afflitta dalla pandemia causata dal virus SARS-Cov-2 , hanno risposto con entusiasmo e generosità alla richiesta di scrivere sulla storia e su territorio di Mascali, creando preziose occasioni di incontro e di conoscenza, soprattutto per le nuove generazioni”.

Angela Di Francisca




Mascali e la sua storia presentata nella chiesa madre

La Pubblicazione È Più Di Un Compendio, In Quanto È Frutto Di Approfondite Ricerche Eseguite Negli Archivi Storici, Civili Ed Ecclesiastici Di Mascali, Acireale E Catania

 Mascali e la sua storia presentata nella chiesa madre. Un volume dedicato alla storia di Mascali e alle traversie che scandirono il suo passato, intriso di tinte fosche che di momenti luminosi. È questo il succo della conferenza tenutasi nella chiesa Madre di Mascali su input dell’associazione culturale Mascali 1928, la quale è diretta dallo studioso di storia patria Leonardo Vaccaro.

Il manoscritto dal titolo “Città di Mascali-Quaderno di studi n° 2”, presentato dalla giornalista Angela Di Francisca.

La pubblicazione è più di un compendio, in quanto è frutto di approfondite ricerche eseguite negli archivi storici, civili ed ecclesiastici di Mascali, Acireale e Catania.

Esso assurge ad analisi minuziosa dei vari passaggi della storia economico-sociale di un territorio del quale Mascali prima fu a lungo capo-fila per poi abdicare in favore di Giarre e della prosperità degli altri comuni.

Un tempo infatti nel territorio jonico-etneo, esisteva un’entità amministrativa chiamata Contea di Mascali.

La cui genesi risalirebbe, secondo il documento “Terra Maschalarum”, all’assegnazione dei terreni del luogo in questione al vescovo di Catania Maurizio da parte di Ruggero II. Due furono gli eventi che segnarono tragicamente la storia di Mascali: il terremoto del 1693 e l’eruzione lavica del 1928, la quale distrusse la predetta città, poi ricostruita più a valle dal fascismo. Gli autori degli articoli presenti nel volume sono intervenuti per dissertare su quanto da loro riportato nel manoscritto.

L’articolo redatto dal professore Antonino Alibrandi costituisce l’asse portante del libro poiché sviscera la storia di una comunità, ovvero quella mascalese, che diede il nome all’omonima Contea.

Il toponimo “Mascali” comparve per la prima volta nel 593 d.c., quando Papa Gregorio Magno inviò al vescovo di Taormina Secondino, una lettera. La missiva affinché ordinasse ai monaci del monastero di Sant’Andrea, ubicato “Super Mascahalas”, di erigere un altare in sostituzione di un battistero. Mascali, città il cui nome di origine bizantina richiamerebbe etimologicamente la connotazione “boscosa” e “ramosa” del territorio.

Secondo lo studioso Alibrandi, cultore di Storia Moderna nell’Università degli Studi di Catania, provenne da due secoli di stagnazione basso-medievale. Successivamente si confermò, prima come baronia e poi come Contea. Prima di tutto però il territorio di Mascali nacque come “fego” (feudo).

La trasformazione del territorio boschivo della piana di Mascali in vigneti e dunque la messa a punto di colture estensive nell’area di Mascali, fu resa possibile dall’input dato dall’imperatore Carlo V dopo che questi fu reduce dalla vittoriosa battaglia anti-turca a Tunisi. Passando da Randazzo e muovendosi laddove scorre l’Alcantara, Carlo V si rese conto dell’imprescindibilità del disboscamento e della massa a coltura dei terreni.

Ciò però fu possibile quando nella metà del cinquecento il predetto imperatore assegnò il mero e misto imperio al vescovo Niccolò Maria Caracciolo. In realtà però il titolo assegnato al vescovo non fu quello di “comes” e dunque di Conte ma di “dominus”. Il primo processo di concessione enfiteutica dei terreni mascalesi ad abitanti del territorio iniziò in realtà nel XV secolo per poi consolidarsi con i “Capitoli et ordinationi” del 1558.

Con l’enfiteusi, che sarebbe un diritto reale di godimento del bene altrui, impegna l’enfiteuta a migliorare il fondo e a pagare al proprietario di esso un canone annuo, Nicolò Maria Caracciolo riuscì a modificare il volto della piana di Mascali. Mascali ottenne una primazia sugli altri nuclei abitativi anche grazie alla produzione di vino. Poi il terremoto del 1693 che distrusse Mascali, favorì la crescita di Giarre, affermatasi proprio nel Seicento, mentre Macchia, poi divenuta frazione di Giarre, rafforzò il suo nucleo abitativo nel settecento.

Giarre infatti, il cui etimo sarebbe riconducibile alla presenza geologica di crete, passò da luogo di posta, riconosciuto come tale nella metà del cinquecento, a fondaco che riuscì ad emergere su Mascali soprattutto in materia di incremento demografico. Alibrandi nel suo manoscritto ha sottolineato che fino all’eruzione lavica che distrusse Mascali nel 1928, vi erano due chiese: una che sarebbe quella di San Leonardo, ricostruita ex novo in un anno imprecisato, e l’atra che sarebbe quella di Santa Maria degli Angeli. Alibrandi, nel corso della sua dissertazione, ha anche affrontato il tema del banditismo. In particolare, Alibrandi ha indugiato sulla figura del bandito Giorgio Lanza, squartato vivo per volere del Vicerè conte di Olivares, e su quella del bandito Francesco Ferro, figura delle cui gesta sono a conoscenza gli anziani di Mascali di oggi sebbene egli visse nella metà del Seicento.

Mascali inoltre ospitò il culto di San Leonardo a seguito di una tradizione orale secondo la quale un’imbarcazione proveniente da Malta e che trasportava le reliquie del Santo, si fermò inspiegabilmente a largo delle coste di Mascali. Tutto ciò, quasi come se il Santo avesse chiesto di essere venerato lì. Alibrandi si è poi soffermato sul tema dell’Inquisizione, facendo riferimento alla figura di Salvatore Patanè, commissario del Sant’Uffizio nella città di Mascali nella metà del settecento.

Il giornalista Nino Amante ha invece dissertato sul Priorato di Santa Venera, nato subito dopo l’arrivo dei Normanni in Sicilia.  Il priorato, esistente anche a Sant’Anna e ad Annunziata, consisteva in chiese con convento annesso. Diversi furono gli scontri tra il priorato, il cui territorio fu disboscato solo nella seconda metà del settecento, e la comunità di Mascali, la quale rivendicava il diritto ad entrare nei terreni di proprietà dei canonici per cacciare o per svolgere attività di pastorizia.

La professoressa Pina Andò ha invece dissertato sulla figura del sindaco Leonardo Grassi Nicotra, sempre sensibile ai bisogni delle classi operaie.

Quest’ultimo è autore di importanti interventi come l’edificazione di acquedotti, fognature, mercati e illuminazione.

L’archeologo Mario Indelicato ha invece sottolineato l’attuazione di un progetto sperimentale che prevedeva la piantumazione di un piccolo vigneto “romano” sperimentale.

Vigneto impiantato nelle campagne di Nunziata seguendo le indicazioni delle antiche fonti agronomiche.

Ne è derivato un vino rosso aranciato, acidulo e quasi piccante dal retrogusto affumicato.

Gli articoli del manoscritto sono stati redatti anche dal prof. Jacques Plainemaison, soffermatosi sulle processioni ostensionarie, e dall’avv. Concetto Stagnitta.

Leonardo Vaccaro ha invece “indugiato” sulla storia della “Venerabile Insigne Matrice Collegiata della Città di Mascali”.

Il vicario Generale della Diocesi di Acireale Giovanni Mammino ha discusso sul progetto di costruzione dell’attuale chiesa Madre di Mascali.

Alla conferenza hanno partecipato anche il Preside Girolamo Barletta, cga che ha parlato sulla figura del sindaco Grassi Nicotra, l’arciprete di Mascali Di Bella, il sindaco di Mascali Luigi Messina. Presenti anche l’assessore alla cultura di Mascali Veronica Musumeci, il Presidente del Consiglio Comunale di Mascali Paolo Virzì e Adele Finocchiaro, cofondatrice dell’associazione culturale Mascali 1928.

 Umberto Trovato


La Sicilia 10 novembre 2021


venerdì 18 giugno 2021

Mascali: la festa patronale e la fiera di San Leonardo dichiarate Eredità Immateriali della Regione Siciliana.

 

La Sicilia giovedì 17 maggio 2021


La “Festa in onore di S. Leonardo Abate” e la “Fiera di S. Leonardo” di Mascali entrano a far parte del REIS, il registro che raccoglie le Eredità Immateriali della Sicilia. Lo ha deciso la Commissione di Valutazione istituita dall’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà.


Le Eredità Immateriali sono state definite dall’Unesco come “l’insieme delle pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e tecniche nella forma di strumenti, oggetti, artefatti e luoghi ad essi associati, che le comunità, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale”. A queste appartengono le tradizioni orali e le forme espressive.

L’identità di Mascali appare indissolubilmente legata al culto di San Leonardo Abate, invocato con profonda devozione e portato in processione dalla popolazione mascalese ogni volta che la natura ha minacciato la città etnea, e alla Fiera di San Leonardo che negli anni ha perso quella ricchezza e quella vivacità che la caratterizzavano agli inizi del ‘900 a causa della mancanza di uno spazio dotato delle caratteristiche igienico sanitarie previste dalle normative vigenti (stalle, acqua corrente, ecc.), per le rigide normative sanitarie che vietano lo spostamento degli animali, per la generale crisi dell’allevamento e a causa della globalizzazione dei mercati.

La richiesta di iscrizione al Registro nasce a seguito di un lavoro documentario avviato nel 2018 dalla Confraternita San Leonardo e dall’Ass.culturale Mascali 1928 presieduta da Leonardo Vaccaro.

“Per la comunità mascalese – ha detto l’assessore comunale alla Cultura Veronica Musumeci – è un grande riconoscimento. La festa del santo patrono e la Fiera del 1° novembre rappresentavano nel secolo scorso un momento di ritrovo per tutta la comunità mascalese e per i devoti dell’hinterland. La Fiera in particolare era considerata per tutta la cittadinanza un grande evento di carattere economico e culturale. L’obiettivo di tutti è quello di rivedere queste tradizioni e riproporle in chiave diversa”.

“La riscoperta di una memoria comune, di radici collettive, la conoscenza delle vicende del nostro passato, affidate soprattutto ai giovani – ha detto l’attuale presidente della Confraternita Carmelo Contarino – sono indispensabili per comprendere il nostro presente e costruire un futuro sostenibile. Se i beni culturali materiali, testimonianza di una storia secolare, sono quasi totalmente spariti tra il 6 ed il 7 novembre del 1928 sotto una spessa coltre di lava, sono sopravvissuti invece una notevole quantità di beni immateriali (riti, feste religiose, racconti, musiche, leggende) che a distanza di quasi 90 anni adesso rischiano anch’essi di sparire, travolti dalla moderna globalizzazione. Tra i beni immateriali la devozione per il Santo Patrono, e la fiera di San Leonardo, rivestono una particolare importanza, e costituiscono ancora oggi una delle poche occasioni in cui l’intera comunità, senza distinzione di età o classi sociali, si riunisce per manifestare il profondo attaccamento al Santo attraverso una ritualità che si ripete immutata da secoli. La festa di San Leonardo necessità di un costante impegno per mantenere vive le tradizioni secolari”.

E’ stato avviato e completato lo studio, a cura della Università di Palermo, dei manufatti liturgici della Chiesa Madre di Mascali e degli ex voto aurei offerti a San Leonardo, confluito in una pubblicazione scientifica.

Di recente è stato avviato in collaborazione con l’Università di Palermo, un progetto di recupero e studio dei canti liturgici della chiesa madre di Mascali con particolare attenzione agli Inni e alla Novena di San Leonardo, sopravvissuti negli anni, grazie alla memoria storica di anziani devoti, con l’obiettivo di preservare e far conoscere questo straordinario repertorio di musica popolare, in una cittadina che a causa della terribile eruzione lavica del 1928 è alla continua ricerca di motivi identitari da trasmettere alle nuove generazioni.

“Per quanto riguarda la fiera di San Leonardo – conclude Contarino – è necessario che il Comune come da tradizione secolare metta a disposizione uno spazio attrezzato di tutte quelle strutture previste dalla normativa sanitaria vigente. Se da un lato bisogna preservare gli aspetti tradizionali della fiera, appare indispensabile adeguare la manifestazione alle nuove esigenze, affiancando alla vendita del bestiame la promozione dei prodotti agro-alimentari del territorio. Il Nerello Mascalese, vitigno principale della produzione del vino Etna DOC, il fagiolino mascalese, ortaggio autoctono del comune, le nocciole della zona collinare di Mascali, formaggi ovini e dolci tipici, possono diventare motivo di attrazione per un turismo enogastronomico in continua espansione”.

Angela Di Francisca