martedì 17 dicembre 2013

Un Patriarca della Natura: Il Castagno della Nave nel Comune di Mascali.


“ Rinvengonsi nel bosco del Carpinetto, sopra la città di Mascali, membro della Mensa Vescovile di Catania, alcuni alberi di castagno, la di cui smisurata grandezza arreca a tutti lo stupore; e fra essi celebre e portentoso si rende quello interpellato il Castagno dei Cento Cavalli,..l’altro chiamato il Castagno della Nave amplettente 100 e più palmi di circonferenza; e molt’altri all’intorno di quasi ugual grandezza.”

Il Castagno della Nave in una stampa ottocentesca.

Con queste parole il Tribunale del Real Patrimonio nel 1745, descriveva i maestosi esemplari di castagno esistenti nel territorio di Mascali, affinchè venissero tutelati e preservati da qualsiasi atto dannoso alla loro sopravvivenza.

Il Castagno della Nave agli inizi del novecento.

Ancora oggi, a poche centinaia di metri dal più famoso e turisticamente valorizzato castagno dei Cento Cavalli, si erge maestoso il castagno della Nave, in contrada Taverna nel territorio del comune di Mascali.

Questi alberi facevano parte del bosco di Mascali che originariamente ricopriva il versante orientale del vulcano, luogo selvaggio ed impenetrabile, abitato da bestie feroci e rifugio per bande di briganti. Solo a partire dalla metà del XVI secolo, il vescovo di Catania nonché Conte di Mascali, attraverso la concessione in enfiteusi dei terreni diede vita a quel processo di trasformazione del territorio che da boscoso divenne uno dei distretti agrari più importanti della Sicilia, in particolar modo per la produzione di uva da vino.




Il castagno della Nave, cosi denominato per la forma della ceppaia che ricorda lo scafo di un veliero, o per i rami che si protendono verso il cielo come gli alberi di una imbarcazione, è anche conosciuto con il nome di Sant’Agata ed ancora con il termine siciliano di “Arrusbigghia sonnu”.
Su questa ultimo appellativo vi sono diverse spiegazioni: forse i lunghi rami che si protendono verso la strada svegliavano in passato i contadini che a dorso di mulo o sui carretti raggiungevano le contrade circostanti, oppure era la moltitudine di uccelli, che trovavano rifugio tra le sue fronde, a svegliare all’alba gli abitanti del luogo con il proprio canto.




Il tronco del castagno della Nave ha una circonferenza alla base di 23 m, la chioma raggiunge una altezza di circa 20 metri e si stima che abbia una età di circa 1800 anni, quindi uno dei più vetusti alberi d’Europa.


Lord Spencer Joshua Alwyne Compton 1823 – Fondazione Sicilia

Un vero e proprio “patriarca della natura” visitato e descritto da una moltitudine di viaggiatori, italiani e stranieri, che a partire dal settecento consideravano l’Etna, ed i suoi monumentali castagni tappe fondamentale del Grand Tour, ovvero di quel viaggio di formazione che i rampolli delle famiglie nobiliari europee intraprendevano alla scoperta dell’Italia.

Lord Spencer Joshua Alwyne Compton 1823 – Fondazione Sicilia

Mappa della Contrada Taverna.


martedì 29 ottobre 2013

Presentato il Fondo Fotografico "Gaetano Ponte" e la Ricostruzione 3D della Vecchia Mascali.













 Presentazione del Fondo Fografico "Gaetano Ponte" (foto Yari Gullotta)

(foto Yari Gullotta)

(foto Yari Gullotta)

Relazione del Dott. Stefano Branca - I.N.G.V.  Catania (foto Santo Di Guardo)






GUARDA IL VIDEO


sabato 19 ottobre 2013

Mascali 1928: intervista al prof. Angus Duncan.

L’eruzione dell’Etna del 1928, per le singolari caratteristiche vulcanologiche e per il forte impatto che ha avuto sul territorio e sulla popolazione di Mascali, è stata ampiamente studiata dalla comunità scientifica italiana ed internazionale.
Di particolare interesse sono le ricerche condotte da un team studiosi inglesi guidati dal Prof. Angus Duncan della Bedfordshire University.
In occasione dell’ottantesimo anniversario dell’eruzione del 1928 il Prof. Duncan ha realizzato un video rispondendo ad una serie di domande appositamente formulate.




Quando ha iniziato a studiare il Vulcano Etna ?
Prof. Duncan
A partire da 1973 ho collaborato al progetto italo – inglese per la redazione della mappa geologica del Vulcano Etna sotto la direzione del Prof. Alfred Rittman, direttore dell’Istituto Internazionale di Vulcanologia di Catania.
 
Da chi è composto il team che ha studiato l’eruzione del 1928 ?
Prof. Duncan
Il team è composto da studiosi appartenenti a diverse Università inglesi con competenze in settori specifici:


1) Angus Duncan, (Bedfordshire University) – aspetti vulcanologici.
2) David Chester (Liverpool University) - aspetti vulcanologici.
3) Chris Dibben (University di St Andrews) – interviste ai testimoni oculari.
4) John Guest (University College London) – redazione delle mappe
5) Phil Lister (Liverpool University) – ricostruzione storica

Quali risultati hanno prodotto le vostre ricerche ?

Prof. Duncan
I risultati delle nostre ricerche sono stati illustrati in due articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali:
 

Duncan, C. Dibben, D. Chester & J. Guest 1996,
1928 eruption of Mount Etna Volcano, Sicily, and the distruction of the town of Mascali. Disasters 20, 1-20

D. Chester, A. Duncan, C. Dibben, J. Guest & P. Lister 1999

Mascali Mount Etna region Sicily: An example of fascist planning during the 1928 eruption and its continuing legacy. Natural Hazards 19, 29-46

Gli articoli illustrano l’aspetto vulcanologico dell’eruzione, l’impatto immediato che ebbe sul territorio, ed ancora l’intervento del regime fascista che affrontò l’emergenza con l’evacuazione del vecchio abitato e la successiva ricostruzione della attuale città. di Mascali.

Perché l’eruzione del 1928, a distanza di 80 anni, e’ancora oggetto di studio da parte della comunita’ scientifica ?
Prof. Duncan
L’eruzione che distrusse Mascali nel 1928 è la prima ben documentata grazie alle osservazioni sul campo effettuate, ed immediatamente pubblicate, del Prof. Gaetano Ponte e dal Prof. Giuseppe Imbo.
E’ certamente l’eruzione più distruttiva dopo quella del 1669 che investì la città di Catania.
E’ infine un esempio illuminante sulle capacità di un governo (quello fascista nel 1928) di affrontare e gestire l’emergenza vulcanica prima e quella sociale ed economica dopo.

Ci sono eruzioni similari a quella che distrusse Mascali nel 1928 ?
Prof. Duncan
Posiamo ricordare l’eruzione del Vesuvio del 1944 che distrusse le cittadina di Somma Vesuviana e di San Sebastiano ed ancora l’eruzione del Nyiragongo (Congo) nel 1977, che distrusse molti villaggi causando anche parecchi morti.

Gli eventi del 1928 possono contribuire allo sviluppo turistico e culturale della citta’ di Mascali ?
Prof. Duncan
Senza dubbio l’eruzione del 1928 è una delle più importanti ed affascinanti degli ultimi secoli.
Può diventare una vera attrazione turistica attraverso la valorizzazione della colata lavica che deve essere attrezzata con sentieri e percorsi guidati ed ancora rivalutando le peculiarità urbanistiche del nuovo abitato di Mascali, ricostruito secondo gli schemi dell’architettura fascista.


Congress presentation 2008

Following research carried out by environmental scientists at the University of Bedfordshire and colleagues at University of Liverpool and University College London on the impacts of the most destructive Etnean volcanic eruption during the 20th century, and which led to the destruction of the small town of Mascali, Professor Angus Duncan was invited to make a video presentation at a Congress held to mark the 80th anniversary of this historic event.
“The 1928 eruption is important as it is the first major eruption to be scientifically documented, as well as being the most destructive and the first example of a coordinated national response,” says Professor Duncan, head of the University’s Research Graduate School.
“This was the first time since 1669 that an entire town and population centre was destroyed by an eruption of Etna and since then, there have been no similar destructions on this scale caused from Etna.”
To view a copy of Professor Duncan’s video presentation visit:

lunedì 7 ottobre 2013

Realizzata la Ricostruzione Tridimensionale della Vecchia Mascali.


I nostri antenati, tra il cinque ed il sei novembre del 1928, svanita ogni speranza di poter arrestare la massa infuocata che minacciava Mascali, furono costretti ad evacuare in grande fretta la cittadina. Portarono via mobili, suppellettili, vestiti, ma soprattutto il ricordo di quei luoghi cari che li avevano visti nascere, crescere, faticare, sposarsi, vivere momenti felici e tristi.

La Chiesa Madre di San Leonardo Abate

Trapiantati nella nuova città, costruita più a valle, secondo i canoni dell'architettura del XX secolo, tra strade lunghe ed ortogonali, tra edifici in cemento armato dotati di acqua corrente ed energia elettrica,   hanno provato a lungo un senso di straniamento quasi di disagio, non riconoscendo quei luoghi così diversi, come parte del proprio passato.
 
Via Corso ed il Palazzo Municipale

Per molto tempo hanno desiderato e sognato ogni notte, di poter camminare tra i tortuosi vicoli in terra battuta del quartiere della “Carcera”, di affacciarsi sul greto del torrente Pietrafucile asciutto in estate e gravido d’acqua in inverno, di entrare nella chiesa madre per accendere una candela sull’altare barocco del Patrono San Leonardo, di sedersi sui gradini della Chiesa delle Anime Purganti nelle afose serate estive, di udire i muggiti dei vitelli che ogni anno da fine ottobre attraversavano in gran numero le strade del centro per raggiungere il piano della fiera, dove si svolgeva uno dei più floridi mercati del bestiame  della Sicilia orientale.
 
Piazza Duomo ed il Palazzo Mugno

Lo stesso desiderio hanno provato i Mascalesi nati dopo l’eruzione del 1928. Quante volte abbiamo  ammirato  le fotografie di quella città scomparsa, quante volte abbiamo ascoltato i racconti dei nostri padri e dei  nostri nonni, quante volte avremmo voluto portare indietro le lancette del tempo anche per un solo istante.
Molti anni fa il compianto Francesco Fichera, con l’aiuto del Sig. Caruso, valente artigiano, cominciarono a realizzare un plastico della vecchia città: la Chiesa Madre, la Torre, il Palazzo Municipale erano già pronti. Ma scomparso il  prof. Fichera, anche il plastico non è stato più ritrovato, come se una seconda eruzione, questa volta metaforica, volesse cancellare anche il ricordo della città dei nostri avi. 
 
La Torre di Mascali

Oggi grazie al lavoro impagabile di Simone Lo Castro la vecchia città di Mascali è risorta grazie all’utilizzo delle più moderne tecniche di ricostruzione tridimensionale.
Al visitatore il privilegio di conoscere l’unica città europea distrutta da una eruzione vulcanica negli ultimi quattro secoli, ai Mascalesi la possibilità di  realizzare finalmente un sogno: visitare la città costruita dai propri padri.

giovedì 5 settembre 2013

Ritrovato il manoscritto autobiografico di Salvatore Coco, cittadino Mascalese emigrato in Argentina nel 1911.



Salvatore Coco nasce il 2 marzo del 1888 nella cittadina di Mascali.  Quando termina di scrivere il diario intitolato “Sulle Macerie di Mascali”, nel mese di gennaio del 1929, la cittadina    “ uno dei più belli paesetti della provincia di Catania” non esiste più, sepolta sotto una spessa coltre di lava.

Il manoscritto è stato ritrovato su una bancarella del mercatino delle pulci di Catania da Rosario Sessa, amante della storia e delle tradizioni del nostro territorio.

Le vicende private di Salvatore Coco, si intrecciano con i grandi eventi storici: il terremoto di Messina del 1908, la prima guerra mondiale, l’emigrazione in Argentina.

Luoghi, tradizioni, feste della città di Mascali sono descritti con dovizia di particolari e non mancano i riferimenti ai suoi  abitanti.

Il manoscritto partecipa al premio Premio "Pieve Saverio Tutino" edizione 2014, indetto dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR)  


Aiutaci a trovare notizie, fotografie e magari qualche lontano parente dell’autore emigrato in Argentina nel 1911.

A breve riporteremo i nomi dei Mascalesi citati nel Diario.

 Il piroscafo Minas della Società di Navigazione Ligure - Brasiliana (www.agenziabozzo.it) con il quale Salvatore Coco raggiunse l'Argentina nel 1911.

venerdì 30 agosto 2013

Mascali e "La Fiera di San Leonardo" Immagini di ieri ed oggi.



     I mercati e le fiere nascono  nelle società arcaiche come luoghi destinati   allo scambio  non solo di merci, bestiame  ed attrezzi da lavoro ma anche come  luoghi di incontro tra persone provenienti  da terre lontane, facilitando lo scambio anche di  notizie, saperi ed idee in genere.

Lo svolgimento delle  fiere, connesso quasi sempre con eventi religiosi,  avveniva in un arco temporale che andava dalla tarda primavera, fino all’inizio dell’autunno  quando i contadini conclusa la stagione lavorativa,   dovevano   rifornirsi di  attrezzi  e merci per affrontare il nuovo anno. 

la Fiera di Mascali prima del 1928

Anche nella vecchia città di Mascali, adagiata sulle basse pendici dell’Etna, prima che  l’eruzione  del 1928 la  seppellisse  sotto una spessa coltre di lava,  si svolgeva una  secolare  fiera del bestiame in  coincidenza  con i festeggiamenti del Santo Patrono e per questo motivo   denominata “Fiera di San Leonardo”.

L’evento rivestiva  una tale valenza  che,  durante le lotte  tra Mascali ed il quartiere  di Giarre, desideroso di rendersi autonomo dal capoluogo, divenne anch’esso oggetto del contendere ed  il poeta catanese Domenico Tempio chiamato per avvalorare,  anche dal punto di vista letterario,  le pretese autonomistiche di Giarre  scrisse un’opera dal significativo titolo di: “La fera in cuntrastu”. 

Agli inizi del 900  il proprietario del terreno  denominato “u chianu a fera”, che  da tempo immemorabile ospitava  l’annuale fiera del bestiame,  decideva  di metterlo in vendita, provocando grande agitazione  tra  popolazione della vecchia città di  Mascali, che temeva  di perdere un così importante evento di carattere economico e culturale.

La Fiera di Mascali negli anni '50

Infatti nei giorni della fiera una folla di uomini invadeva le strade  di Mascali e le bettole del paese facevano affari d’oro  sfamando gli avventori con pasta, uova dure, pescestocco  e fiumi di “pesta imbotta”, un vino leggero e dal colore rosato  prodotto dai  rinomati  vigneti di nerello mascalese. Fino a un  migliaio di  animali tra bestie da macello,  da tiro e da soma, si radunavano nel  terreno  ubicato ai confini del centro urbano  nel quartiere “Ponte Vecchio”, confinante  con il torrente Vallonazzo,  dalle cui periodiche piene  lo proteggevano spesse mura di cinta.

Il Comune preoccupato per le  possibili conseguenze,  ritenne opportuno garantire il regolare  svolgimento della fiera acquistando il fondo.
 
La Fiera di Mascali nel 2012

 In questo modo l’annuale fiera  del bestiame potè continuare a svolgersi senza stravolgimenti in quel terreno  ubicato ai limiti del paese e ormai divenuto di pubblica proprietà, fino al 1928 quando il fiume di lava   che si era incanalato proprio nel confinante torrente Vallonazzo, incurante dei possenti muri di cinta che tante volte lo avevano protetto dalle piene invernali,  lo seppellì prima di travolgere tutta la cittadina.
 Ancora oggi la fiera di San Leonardo si svolge puntualmente  il 1 novembre di ogni anno, ma a  causa della crisi dell’allevamento,  della globalizzazione dei mercati e delle rigide normative sanitarie che vietano lo spostamento degli animali ha perduto quella ricchezza e quella vivacità che la caratterizzavano fino  agli inizi del 900.

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